Il dipinto è stato identificato in quello segnalato da De Simone nella sacrestia della chiesa del Carmine come opera di Paolo De Matteis da M. Paone. Lo scrivente ha confermato tale assegnazione, confrontandolo con opere certe del pittore napoletano, ed evidenziando le qualità specifiche del dipinto, riconoscibili, in particolare, nella resa raffinata e tenera del modellato attraverso passaggi chiaroscurali modulati e sottili e nella temperie poetica quale è dato cogliere nella dolcezza del volto della Vergine cui conferiscono grazia ed eleganza il copricapo all’orientale, la camicia merlettata e le ciocche dei capelli abbandonate sulla nuca, nel placido sonno del Bambino amorevolmente raccolto nel suo grembo, nel moto contenuto dei gesti di S. Giuseppe, nella calda intonazione luministica, tutti aspetti che parlano della particolare interpretazione del classicismo, propria della fase matura dell’artista, quando la sua pittura traduce sentimenti ed emozioni in forme di compostezza e chiarezza compositiva. La datazione, perciò, può benissimo corrispondere a quel 1716 che compare sul dipinto assieme ad una firma risultata apocrifa, e che è avvalorata dall’anno, 1711, di costruzione della nuova chiesa.